Nel mezzo di piazza San Giovanni, affollata di persone e bandiere per il Gay Pride nazionale più grande che l’Italia abbia mai visto, Marco Pannella fuma e sorride, il volto prosciugato e scheletrico per lo sciopero della sete che conduce a sostegno della moratoria Onu per la pena di morte. Una bella signora transessuale, miracolosamente in equilibrio su tacchi altissimi gli si avvicina. «Come stati Marco?», gli chiede. E Marco non si toglie il sorriso dalle labbra. «Come stai?», ripete; poi gli poggia la testa sulla spalla e comincia a piangere.
Per quelli che ancora si domandassero cosa significa essere una famiglia, ecco la risposta: piangere e stare in pena per chi condivide la tua stessa lotta – quella per i diritti – e la tua stessa vita – delle volte complicata.
Mai come ieri, la comunità glbt italiana s’è sentita una famiglia: vera, unita. E forte. Quelli che dovevano vedere hanno visto; magari ora questa immensa, orgogliosa famiglia sapranno riconoscerla. E se non lo faranno, dovranno spiegarlo a loro, che per le vie di Roma hanno portato e mostrato una dignità granitica, resa indistruttibile da secoli di umiliazioni, violenze ed eccidi.
A Roma doveva piovere, ieri. Ma se un Dio esiste, ci ha voluto bene, e Il sole non ha dato tregua.
Un milione di persone hanno detto gli organizzatori, meno secondo la Questura, hanno preso parte al Pride 2007. Il colpo d’occhio a San Giovanni era comunque impressionante. In tantissimi sono entrati a fatica nella piazza romana, dopo aver percorso il corteo partito alle 16.00 da Piazzale Ostiense.
Oltre venti carri e tutte le associazioni del panorama glbt italiano hanno animato la coloratissima “parade” capitolina. A differenza dei Gay Pride degli anni scorsi, nessuna bandiera o striscione faceva riferimento ai Pacs: roba vecchia; il movimento, deluso dalla timida proposta di legge (peraltro affossata) sui Dico, ora punta compatto sul matrimonio esteso alle persone dello stesso sesso, come in Spagna, Belgio, Olanda, Canada e Sud Africa. Ha impiegato due ore la testa della manifestazione - aperta da uno striscione con le tre parole d’ordine: Parità, Dignità, Laicità - a entrare in San Giovanni, dando inizio alla lunga serie di interventi politici conclusi, un’ora e mezza più tardi dai quattro parlamentari espressione del Movimento: Grillini (che ha ricordato la recente scomparsa di Gianni Delle Foglie, fondatore della libreria Babele di Milano), Luxuria, De Simone e Silvestri.
Dure le critiche al Governo di centrosinistra, incapace di aprire un varco nel triste velo di indifferenza calato sui diritti di gay, lesbiche e trans; durissime le parole rivolte dal palco-autobus al Vaticano, ostinato nella sua spietata omofobia.
E’ stata una festa in famiglia, quella di ieri. Gigantesca, ma pur sempre in famiglia.
Una festa di libertà per ricordare e ricordarci che dal 28 giugno 1969 dello Stonewall Inn di New York, da quella notte di lotta e barricate contro la repressione poliziesca antigay, da allora tante cose sono cambiate. Ma alcune – l’orgoglio di essere omosessuali, lesbiche e transessuali, per dirne una sul serio importante – no. Restano tali e quali.
Christian Poccia