Con chi potrebbe reggere il paragone, l’icona femminile d’alta eccellenza, la più celebrata e amata non soltanto dal popolo gay, signora Pelloni in arte Raffaella Carrà? Semplice: David Bowie! Lo afferma enfaticamente Klaus Davi, lo stratega delle comunicazioni, presentando agli addetti ai lavori il libro Raffa firmato da Fabio Canino e Roberto Mancinelli per la Sperling & Kupfer Editori. Ne sa una più del demone quell’istrione di Klaus e mai cita la più nostrana Mina, forse per una venerazione ancor più sacrale di quella spettante alla Carrà, tanto da scomodare la perla del rock internazionale Bowie coi tratti marcati di Alanddin sane: etereo, gay, glabro e sofista, bello e immaginifico in quel viso attraversato da un simbolo taumaturgico colorato. Ci sta bene Raffa con Bowie, anche a far storcere il naso ai puristi del rock ‘n roll (suicide). Ci sta bene Raffa anche come colonna sonora di molte vite anche imberbe che continuano a sculettare in disco le liriche di Tuca Tuca, Chissà se va o Tanti auguri.