Tutto è nato come un gioco, ma tra un’irriconoscibile Giorgia alle prese con l’industrial, lo sdoganamento delle Spice Girls e i monologhi di Ghezzi si apre forse un’era nuova per la musica italiana.
Il progetto Jet-lag è nato grazie a tre amici, uno dei quali Livio Magnini è noto al grande pubblico come chitarrista dei Bluvertigo; suoi compagni d’avventura sono Jacopo Rondinelli, designer/scenografo ed Emilio Cozzi, giornalista musicale con un passato in band come Monksoda e Kaoslord.
L’album d’esordio On the air, un crogiuolo di elettro-pop dal respiro internazionale coinvolge alcuni artisti nostrani come Giorgia, Max Gazzé, Delta V e Samuele Bersani, solo per citarne alcuni e figure di spicco del panorama internazionale come Martina Topley Bird, già vocalist di Tricky oltre alla sezione ritmica della New Power Generation (band di Prince) composta da Michael Bland e Sonny T, tanta creatività e voglia di sperimentare in collaborazioni nate per empatia artistica più che per bieco marketing. Il trio si è presentato alla stampa con l’impeccabile divisa della loro compagnia aerea virtuale e dall’alto della Terrazza Martini non resta che scrutare in modo nitido lo skyline milanese stranamente baciato da un tiepido sole invernale. Verrebbe da dire: benvenuti a bordo.
Vedendo le immagini del vostro album e le divise che state indossando non si può non pensare a una sorta di compagnia aerea al servizio dell’ascoltatore, è questo lo spirito del vostro lavoro?
Livio Sì, il nostro principale obiettivo era proprio quello di trasportare l’ascoltatore in luoghi musicali diversi, grazie alla decontestualizzazione delle voci presenti nel cd. L’ultima delle nostre intenzioni era di servire sul piatto a Giorgia il classico ‘lentone’ o a Max (Gazzé) il tipico pezzo alla Max Gazzé. Abbiamo osato, anche scegliendo dei compagni di viaggio inusuali, tipo Amanda Lear ed Enrico Grezzi col suo monologo telefonico, per non correre il rischio di limitarci ad assemblare una compilation.
Anche nel vostro lavoro si sente l’eco degli anni ’80, un periodo alquanto discusso, ma sempre più riscoperto.
Livio È da 10 anni che si dice questo, a me pare che ora si stia riscoprendo la seconda metà, tipo ’85-87. Morgan direbbe che si stanno riscoprendo gli anni peggiori, visto che lui è per il periodo pre ’85.
Nei tanti bistrattati anni ’80 comunque c’era più attenzione all’aspetto commerciale, gruppi italiani che cantavano in inglese come i Gazebo o i Via Verdi sono stati in grado di avere successo all’estero anche grazie a ciò, per non parlare di Raf che con self control ottenne un exploit clamoroso, molta gente snobisticamente la definisce spazzatura, in realtà erano lavori di valore, ben fatti, con dietro una notevole progettualità che oggi manca quasi del tutto.
Un’altra cosa che mi fa incavolare è che si parla tanto del “french touch” con gruppi come Air, Daft Punk e Cassius… non vedo perché in Italia non si cerchi di fare lo stesso, anche perché sono convinto che i talenti non manchino.